L’ultima versione del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, che sarà approvata domani in Consiglio dei Ministri e la prossima settimana dal Parlamento prima di partire, il 30 aprile, alla volta di Bruxelles, offre diverse conferme e qualche sorpresa.

Iniziamo dai volumi complessivi: il piano, come aveva annunciato il ministro dell’economia Daniele Franco in occasione della presentazione del DEF, è composto da una quota di risorse provenienti dal Next Generation EU – pari a 191,5 miliardi – e da un “fondo complemantare” finanziato con risorse proprie (circa 30 miliardi) dall’Italia. A questa torta, che ammonta a 221,5 miliardi, vanno poi aggiunte le risorse del fondo di coesione e quelle del React EU, che portano il totale a circa 237 miliardi.

Per quanto riguarda la fetta più grande delle risorse, cioè i 191,5 miliardi della Recovery & Resilience Facility saranno suddivisi tra le sei missioni, a loro volta divise in 16 componenti e in diversi “investimenti”. Il tutto accompagnato da un pacchetto di riforme strutturali (pubblica amministrazione e giustizia su tutte).

Queste le sei missioni:

  • M1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  • M2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • M3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • M4 – Istruzione e ricerca
  • M5 – Inclusione e coesione
  • M6 – Salute

Ai 191,5 miliardi della Recovery & Resilience Facility andranno poi aggiunti i 30 miliardi del fondo complementare che saranno utilizzati in maniera “sinergica”, quindi con i medesimi obiettivi e condizioni, ivi compreso il focus su digitale e green. L’unica differenza è che non ci sarà il vincolo della rendicontazione a Bruxelles né quello di terminare il tutto entro il 2026.

L’innovazione dei sistemi produttivi

La prima missione è quella intitolata a Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. La missione è articolata in tre componenti

  • C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione
  • C2 Digitalizzazione e Innovazione e Competitività nel sistema produttivo
  • C3 Turismo e Cultura 4.0

Ingrandendo la lente sulla M1C2, cioè la missione dedicata a Digitalizzazione e Innovazione e Competitività nel sistema produttivo, gli interventi sono articolati in quattro “investimenti”:

  • Transizione 4.0
  • Investimenti ad alto contenuto tecnologico
  • Reti ultraveloci (banda larga e 5G)
  • Tecnologie satellitari ed economia spaziale
  • Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione

Rispetto alla bozza di metà marzo all’investimento su banda larga e 5G vanno molte più risorse (circa 2 miliardi in più), mentre al Transizione 4.0 vanno 340 milioni in meno (18,46 vs 18,8 miliardi).

A ricerca e trasferimento tecnologico 12,4 miliardi

La quarta missione intitolata a Istruzione e Ricerca resta divisa in due componenti: la prima è quella dell’istruzione, la seconda è quella dedicata al macrotema “Dalla ricerca all’impresa” (12,4 miliardi).

Focalizzandoci su questa seconda componente (M4C2), rileviamo che rispetto alla bozza di metà marzo le risorse sono aumentate, passando da 11,29 a 12,44 miliardi.

I 12 investimenti sono raggruppati in tre aree:

Rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese

Sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico

Potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione

Rispetto alla bozza precedente, tutto il primo capitolo dedicato a ricerca e trasferimento tecnologico resta sostanzialmente immutato negli importi. Crescono invece le risorse per gli accordi per l’innovazione (da 700 milioni a 1 miliardo), per gli IPCEI (da 1 a 1,5 miliardi). Diminuiscono le risorse per “potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria” (da 500 a 350 milioni).

[Fonte Articolo: Innovation Post del 27 aprile 2021]